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Il pensiero scimmia, liberarsi dalle angosce sociali.


Nessuna indagine scientifica ha provato che mentre leggi questo articolo tu abbia Facebook aperto nella scheda a fianco. Eppure io ne sono piuttosto certo. Magari hai anche l’home page di Youtube buttata lì, a caso. Magari sei seduto al bar con una tazza di caffè nell’altra mano, e non ti sei neanche accorto che è finito. Oppure ascolti una canzone, ma sei troppo preso dalla lettura per far caso alle parole.





Ebbene, non sei un criminale. Non sei una mosca bianca. Sei il benvenuto nell’era del multitasking, amico mio, o nel pianeta del pensiero scimmia.

Che cos’è il pensiero scimmia? È l’arte contemporanea (contemporanea in tutti i sensi) di saltare di liana in liana, da un pensiero all’altro, senza in realtà approfondirne alcuno.

“Ma io riesco a fare più cose contemporaneamente!”

Già. “Riusciamo a fare.” Spesso consideriamo le azioni come commissioni da spuntare sulla lista. Compiti in cui prendere la sufficienza. Muri da attraversare, piuttosto che mondi nei quali immergerci.

I nostri mezzi sono sempre più potenti, le RAM dei nostri PC sempre più spaziose. Possediamo smartphones che ci permettono di inviare screenshots mentre nostra sorella è dall’altra parte della cornetta.
Ci illudiamo di poter parlare con dieci persone contemporaneamente. Messaggiamo mentre studiamo. Il mondo ci chiede di farci in due, in tre, in quattro. Più veloci, più efficienti.

Il risultato? La totale negazione del momento presente. In preda ad uno stordimento da calendario, il nostro cervello ha quattro conversazioni aperte con noi stessi. In un costante flusso di presenza/assenza crediamo di vivere un momento mentre siamo mentalmente altrove.
Scorriamo ipnotizzati la rotellina del mouse di otto pagine web senza in realtà assaporarne alcuna. Ascoltiamo frammenti di musica.
Ci sentiamo ubriachi, vuoti, vagheggiamo fra le cose bisognosi di un vero contatto. Stressati, o semplicemente erranti.

Quando invece basterebbe riscoprire la differenza tra fare le cose e viverle. C’è qualcosa di grande, che tratteremo in seguito, che prende il nome di mindfulness.

Ma prima ancora di arrivarci io comincerei così: chiudiamo gli occhi, e contiamo fino a venti, concentrandoci sulla sensazione del nostro respiro. Dobbiamo sentirlo ed esserne perfettamente consapevoli.
Poi riempiamo un bicchiere d’acqua. Spegniamo cellulari e lasciamo distrazioni, e sorseggiamo piano, cercando di sentirne il sapore, la freschezza che ci accarezza il palato.
Queste due semplici azioni mi ricordano il piacere di vivere la vita una cosa alla volta.
Il resto? Beh, per il resto non cambiate canale, ve ne parleremo subito.

                                                                                                                                Pace.

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Questo post è stato scritto da:

Enrico, eccentrico, filantropo e con innate doti sociali, è un trascinatore per natura. Lui è il classico personaggio che non segue le mode, le detta. Ha deciso che nella vita farà il musicista, in barba ai professori del liceo che non fanno altro che ripetergli che è "troppo intelligente per non continuare a studiare". Come se per fare il musicista non ci sia bisogno di studiare. Lo potete trovare su Twelvetones a condividere con voi questa sua grande passione per la musica e l'Arte.

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