Ognuno di noi contiene un pezzo d'arte |
Ecco qui il primo articolo di quella
che speriamo sia una proficua serie.
Sapete, non è
affatto facile iniziare a scrivere un primo articolo di quello che abbiamo
progettato essere un blog da una vasta gamma di argomenti.
Ma cos'è di
preciso che trattiamo?
Come spiegato
abbondantemente, noi qui trattiamo di vita,
dell'uomo e dell'azione salvifica dell'arte intesa in senso molto lato. Ma allora prima di intraprendere il nostro viaggio alla scoperta della vita stessa, forse serve chiarire un concetto base.
dell'uomo e dell'azione salvifica dell'arte intesa in senso molto lato. Ma allora prima di intraprendere il nostro viaggio alla scoperta della vita stessa, forse serve chiarire un concetto base.
Come ci insegna in filosofo idealista Fichte, il principio base della
realtà, non è il principio di uguaglianza A=A (Io=Io), in quanto essa
presupponga già l'esistenza di A. Potremmo andare avanti com lunghe
elucubrazioni mentali filosofiche, ma per il momento non ci interessa. Per il
momento la cosa che ci interessa è una, ed è che forse dobbiamo partire dal concetto di vita, prima di
arrivare al concetto di realtà e di tutte le sue sfumature, che è quello di cui
ci andremo ad occupare.
Cos'è la vita? Cos'è la realtà?
Credo che la prima domanda sia la
domanda che fin dai suoi albori, la civiltà umana si è posta. Filosofia e religioni hanno tentato di darci una spiegazione
e persino noi, comunissima gente di provincia (metaforicamente provincia del
mondo, inteso in campo astratto e sotto l'ottica di una presunta scala
gerarchica) almeno una volta ci siamo interrogati sul senso della vita.
Quindi per iniziare potremmo prendere
in analisi le soluzioni proposte da chi nella storia è più autorevole di noi. Iniziamo dalle religioni.
Più o meno tutte le religioni
monoteiste e politeiste convergono sul fatto che dopo la vita terrena ci sia
una vita spirituale di eterna pace, oppure una punizione
che può variare dalla reincarnazione nella vita terrena, ad un supplizio eterno
e spirituale. Prendo in analisi le teorie della religione Cristiana Cattolica in quanto più vicina a me e come
me la maggioranza degli italiani, per ovvi motivi, dunque di più facile
comprensione.
Veniamo al mondo per volontà di Dio.
Egli ci dona la vita e la libertà di utilizzarla come vogliamo,
rispettando o meno le sue leggi, e questo poi ne comporterà rispettivamente il
ricongiungimento con Lui in Paradiso, Lui che è eterno amore, oppure
infrangendole e offendendo Lui e/o i nostri fratelli, ci aspetteranno le fiamme
dell'Inferno. Che voi siate o meno religiosi, appare chiaro come il motivo
della vita sia il ricongiungimento con Dio, seguendo quest'ottica. Io
personalmente vedo questo percorso molto fine a sé stesso. Cioè, il
ricongiungersi a Dio e la nostra momentanea transizione nel mondo terreno, non
spiega il motivo della nostra vita. Quella semmai, è una giustificazione al
fatto che ci siamo, ma non al perché siamo comparsi. E poi se il nostro scopo
fosse il ricongiungimento finale a Dio, perché non ci ha creati già parte di
sé? Forse allora lo scopo è il
viaggio. Ma a questo punto non avrebbe senso una meta. È chiaro che non se
ne viene più a capo. Così come anche altre religioni, quella della Cattolica
era solo un esempio, ma qualunque senso si dia, ne spiega il fine, ma non il
motivo dell'origine.
Per quanto riguarda la filosofia, è un argomento che
ha diverse scuole di pensiero, ed è stato in lungo e in largo trattato a sufficienza.
Per esempio Platone in accordo con Socrate afferma che la vita è tale per essere
indirizzata alla ricerca, Zenone dirà invece che scopo della vita è
vivere in accordo con la natura. In epoca Medievale si dirà che il senso della
vita è nel piacere di vivere. Anche lo psicologo Alfred Adler, ha risposto alla
domanda con l'aspirazione dell'uomo alla perfezione.
Insomma, è chiaro di come questa sia una domanda a cui ognuno da una risposta
soggettiva. Queste risposte a mio parere non sono vere e proprie risposte
esplicative, sono più interpretazioni di un dato di fatto ma che non ne spiega
il perché della sua origine. Spiegando
il fine della vita, se ne da un senso, ma
non si trova un'utilità del perché tutto sia iniziato. Ma allora in
conclusione?
Prima di arrivare alla conclusione
vorrei rispondere all'altra domanda, ovvero quella sulla realtà. La realtà è un
insieme di individui, un insieme di vite e della loro relazione fra di loro e
con ciò che li circonda.
Questo mi sembra abbastanza chiaro e
più o meno tutti, dalla sociologia a vari filosofi (con interpretazioni
diverse) convergono in questo. In particolar modo un noto sociologo, Erving Goffman, che operò dalla
metà del secolo passato, intende la realtà come una rappresentazione teatrale in cui gli individui recitano. Si può
dire quasi dunque che la vita di tutti sia basata su un canovaccio che ci
auto-determiniamo. Dunque un continuo improvvisare e sperimentare sulla base
che ci siamo prefissati o che ci siamo lasciati imporre dall'esterno. Sperimentare,
ricercare e improvvisare sono tutte qualità dell'artista. Noi siamo gli artisti
della nostra vita e quindi, per tornare alla domanda precedente,
LA VITA È ARTE.
E la realtà è il mezzo entro la quale
noi artisti, operiamo e componiamo la nostra opera d'arte. Scriviamo noi la
nostra trama, componiamo noi la nostra musica. Ma dunque l'arte a che serve? Ha
un'utilità pratica?
Certo l'arte serve a comunicare, ma
in quanto arte, non ha NESSUNA
UTILITÀ PRATICA, esattamente come non riusciamo a trovare un senso che
giustifichi l'utilità pratica della vita. È così e basta, noi siamo qui per
vivere e basta, ed è bellissimo così. La vita è una forma d'arte, come la
musica e la pittura, dove c'è relazione tra più soggetti, comunicazione, ma
questo non basta a spiegarne l'esistenza. La giustificazione risiede molto
probabilmente, semplicemente nel fatto che è meglio così. Cioè, nel fatto che
l'arte, così come la vita, è meravigliosa e così come la vita stessa, l'arte esiste
per salvare l'uomo dall'oblio e dalla disperazione più totale della sua inutilità.
In un mondo dove l'utile pratico ha preso il posto
delle passioni del cuore che
molto spesso sono scartate perché considerate improduttive, forse bisognerà
ricordare che le cose più belle, quelle che per qualche misteriosa ragione ci
aprono il cuore e la mente, sono proprio quelle "inutili"; ricordarsi
che anche la vita stessa è "inutile" (secondo i canoni culturali del
concetto di "utile") perché di pratico ha ben poco. Però guarda caso
sono cose meravigliose, le uniche che ci diano il vero motivo per stare al
mondo. E scusa se è poco.
Voglio concludere con una frase del
filosofo Friedrich Schelling il quale diede una notevole importanza
all'arte. Per egli l'arte è ciò che unifica uomo con natura (leggi anche
realtà) con tutte le sue incomprensioni, in cui l'artista è immerso. Dunque è
espressione di una realtà interna all'uomo, il che se ci pensate si sposa
benissimo con tutto il detto precedentemente:
"La natura per l'artista è non
più di quello che è per il filosofo, cioè solo il mondo ideale che apparisce
tra continue limitazioni, o solo il riflesso imperfetto di un mondo, che
esiste, non fuori di lui, ma in lui".
Ora andate e vivetene tutti,
finché la vostra opera d'arte sia completa.
Questo post è stato scritto da:
Diego, un carattere selvaggio e travolgente con la sensibilità di un bambino. La sua creatività davvero sconfinata e la sua passione e competenza nel campo psicologico-sociale lo rendono capace di penetrare nel profondo delle cose per coglierne la vera essenza. Questo fa di lui un personaggio borderline, quasi paranormale, in grado di pensare le cose che tu, sì proprio tu, non sapevi neanche di pensare.
Ottimo pianista e compositore particolarmente ispirato, è qui su Twelvetones per flasharvi tutti. Con tanto amore.
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