“Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose”.
Questo aforisma del signor Abramo Lincoln non potrebbe aprire in maniera più
efficace quest’articolo.
Credo che l’essenza di
esso sia infatti chiara, dimostrandoci come l’accettazione e l’interpretazione plasmino la nostra stessa condizione e diano un
valore non solo agli eventi, ma alla posizione in cui ci troviamo.
Questo concetto, come
quelli trattati fino ad ora, è una delle colonne portanti della filosofia di twelvetones, ed è
una di quelle cose che ci ha permesso di cambiare il modo di osservare, e quindi fare, la realtà
stessa.
Molto spesso i sentimenti
di angoscia, di preoccupazione, rabbia o tutto ciò che è comunemente accettato
come negativo non derivano dal nostro esterno, ma dal nostro centro. Sono frutto di
incongruenze con delle aspettative, o degli ideali che si scontrano con gli
avvenimenti, con ciò che la vita ci mette davanti, creando delle scissioni con il centro, che non riesce ad accettare gli
eventi.
Ok, ok, la faccio spicciola.
Sovente siamo chiusi nei
nostri ideali (anche senza accorgercene, o nell’accezione più leggera
dell’espressione, semplicemente riteniamo sia giusto che alcune cose siano
così), o abbiamo delle aspettative e ci succede qualcosa che “cozza” con essi,
ci delude.
Ecco che queste situazioni si risolvono in scenari plateali calendario alla
mano, nervi a fior di pelle, fazzoletti e stati di Facebook (molto in auge
in determinate fasce d’utenza) e chi più ne ha più ne metta.
E se invece provassimo semplicemente ad accettare? Ad incorporare un nuovo ideale, o
considerare il fatto che, svuotando la mente dai nostri preconcetti, possiamo trovare del positivo e magari costruirci qualcosa sopra?
Mi vengono in mente delle pagine di Osho che recitano qualcosa come:
“Qualunque cosa sia, accettala. Da dove proviene il rifiuto? È frutto di un ideale presente dentro di voi, su come le cose dovrebbero essere (…) Non potete accettare nulla perché il vostro ideale è il contrario. Nell’accettazione si devono lasciar andare gli ideali (…) Nell’accettare la vostra bruttezza, affiora la bellezza.”
Anche in queste parole
traspare ciò che noi di twelvetones (e molti altri prima di noi) abbiamo
accettato come verità: GLI
EVENTI SONO NEUTRI! Sta a noi
decidere se interpretarli come delusioni, o come base su cui costruire
qualcosa, se rimuginare perché tutto non è andato come previsto, o se aprirci verso qualcosa di nuovo.
Non avrei mai immaginato di scrivere questo articolo nella mia condizione, ma è
così calzante che non posso non descriverla: uno scooter mi ha investito sulle
strisce pedonali meno di due settimane fa, e dopo un volo di circa 30m ed un
trauma cranico mi sono risvegliato in ospedale, incosciente e smemorato, con un
perone ed un polso rotto, e due punti in testa. 30 giorni di prognosi.
In questo caso potrei
frignare perché mi sarei giocato un tour in programma ed un’importante
ammissione in conservatorio. E perché capitano tutte a me, non c’è motivo bla
bla bla.
Oppure accettare la mia condizione, approfittarne per
mettermi finalmente a riposo, per accorgermi di quanto la gente a me cara mi
voglia bene, per leggere nuovo materiale, lavorare su twelvetones, studiare e
fare mille cose per cui non ho mai avuto il tempo.
Già, gli eventi sono NEUTRI, e il nostro accettare
ciò che ogni giorno la vita ci propone può rivelarsi una porta verso il
possibile, piuttosto che un muro, un ostacolo messo lì da qualcuno che “ci
vuole male”.
Siamo un po’ come un
trombettista lì sul palco, che mentre improvvisa il suo solo prende una nota
fuori dall’armonia. Possiamo demoralizzarci e comunicare a tutti e a noi stessi
la nostra catastrofe…oppure ribattere
quella nota, e farne il punto
di partenza per qualcosa che fino ad ora non avevamo neanche immaginato.
Dopotutto non è ciò che è
successo a fare la differenza, ma la
direzione che riusciamo a dargli.
E abbattendo i
preconcetti, e indossando gli occhiali dell’accettazione, le cose possono
prendere una direzione nuova, sorprendente.
Ed insegnarci che forse è
oro anche ciò che non luccica.
Pace
PS. Consiglio a tal
proposito un interessantissimo libro dello psicosociologo australiano Richard Wiseman, “The Luck Factor” (tradotto in
“Fattore Fortuna”), che può aiutarci ad indossare gli occhiali giusti.
Questo post è stato scritto da:
Enrico, eccentrico, filantropo e con innate doti sociali, è un trascinatore per natura. Lui è il classico personaggio che non segue le mode, le detta. Ha deciso che nella vita farà il musicista, in barba ai professori del liceo che non fanno altro che ripetergli che è "troppo intelligente per non continuare a studiare". Come se per fare il musicista non ci sia bisogno di studiare. Lo potete trovare su Twelvetones a condividere con voi questa sua grande passione per la musica e l'Arte.
Di questo articolo comprendo il senso, senso che ho deciso di abbracciare per abbandonare quel vittimismo che non fa che porre ostacoli sul proprio cammino.
RispondiEliminaMi sorge però una riflessione: certo saper mantenere il proprio "centro" e trovare nuove soluzioni anche quando si è delusi da ciò che ci succede è importante. E il lato più attivo della medaglia? Cosa pensate dello spirito combattivo, quello ispirato dal più violento degli tsunami, quello che vuole cambiare l'ambiente circostante, costi quel che costi? Cosa pensate insomma dello spirito rivoluzionario? Vi è una forza distruttrice che sento dentro di me che sento di non dover rifiutare, piuttosto imparare ad incanalare nel modo giusto. Sono curiosa di sapere cosa ne pensiate.
Essendo una donna mulatta ho profondamente riflettuto sin dalla prima adolescenza sull'ambiente in cui mi trovavo e tutte le contraddizioni che hanno condizionato la mia esistenza. Certo non ero preparata ai traumi che ho subito, il mio spirito non è stato all'altezza di cogliere il suo potere e non ho saputo evitare la depressione, alla quale sto finalmente spiegando che la nostra relazione volge al termine!
Insomma vorrei ispirare una riflessione sulla polarità degli eventi. Che lo si riconosca o meno, gli eventi hanno un impatto positivo o negativo, soprattutto nella prima parte della vita. È determinante nell'infanzia ricevere saggezza e conforto oppure abusi e violenze come ad esempio l'infibulazione.
Credo sia importante insomma non dimenticarsi dell'impatto positivo o negativo che possiamo avere nella vita degli altri, soprattutto i più giovani. Quindi trasmettiamo sì, il messagio di questo articolo, e siamo comprensivi con coloro che faticano a perdonare e ricominciare, che non è sempre facile!
Romy